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Israele sospende negoziati dopo intesa Olp-Hamas. Netanyahu: “Abu Mazen torni indietro”

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La decisione dopo la riunione del Gabinetto sulla sicurezza. “L’esecutivo non condurrà trattative con un governo palestinese che si appoggi su un’organizzazione terroristica, Hamas, che predica la distruzione di Israele e contro Israele ha lanciato 10 mila missili e razzi”/PASIDE class=relatedSTRONGGERUSALEMME /STRONG- Ieri, alla notizia della riconciliazione tra Olp e Hamas, Israele aveva manifestato in termini concreti e soprattutto durissimi la propria irritazione: un attacco aereo sulla Striscia di Gaza, anche a seguito di razzi lanciati da militanti di Hamas. Oggi ad affondare il colpo è la diplomazia di Tel Aviv, che annuncia la decisione di sospendere i colloqui di pace, sostenuti dagli Usa, il cui tempo scadrà martedì prossimo. Mentre le parti stavano tentando di trovare un accordo per prolungarlo, è arrivato il patto Olp-Hamas. Ed è partito l’ultimo appello di Netanyahu al presidente dell’Autorità nazionale palestinese, Abu Mazen: “Ha ancora tempo per invertire il corso del patto con Hamas. Israele vuole perseguire un ‘autentico’ negoziato di pace”. PDopo una seduta di sei ore, il Gabinetto ristretto convocata da Netanyahu ha deciso la sospensione delle trattative con i palestinesi e la adozione di sanzioni economiche contro  l’Anp. Un comunicato ufficiale spiega che, con decisione unanime, “l’esecutivo non condurrà trattative con un governo palestinese che si appoggi su Hamas, un’organizzazione terroristica che predica la distruzione di Israele e contro Israele ha lanciato 10 mila missili e razzi. Israele reagirà con una serie di azioni alle misure unilaterali dell’Autorità palestinese. Chi sceglie il terrorismo di Hamas non vuole la pace”. /PPPoco dopo, Netanyahu è apparso sulla rete americana Nbc per affermare che “l’accordo Olp-Hamas uccide la pace. E’ un enorme passo indietro. Speravamo che Abu Mazen avesse fatto sua l’idea di uno Stato ebraico e di due Stati-Nazione, uno palestinese e l’altro ebraico. Invece ha concluso un patto con Hamas, organizzazione terroristica che vuole distruggerci”. Quindi, in chiusura, la richiesta ad Abu Mazen di un passo indietro, via da Hamas, uno in avanti, verso Israele./PPA caldo, la prima reazione alla decisione israeliana viene dal capo dei negoziatori palestinesi, Saëb Erakat, secondo il quale si studieranno “tutte le opzioni” per rispondere alla retromarcia di Tel Aviv. “Le priorità per i palestinesi – ha sottolineato Erakat all’Afp – ora sono la riconciliazione e l’unità nazionale. E Israele non ha il diritto di interferire”. Erekat ha inoltre condannato ogni possibile minaccia di sanzioni definendola atto di “pirateria”, perché le entrate fiscali raccolte da Israele per conto dei palestinesi “sono denaro dei palestinesi”. /PPLo Stato ebraico già blocca i trasferimenti di tasse e dazi doganali per un valore di cento milioni di dollari al mese, per rappresaglia dopo le recenti richieste di adesione dello Stato palestinese a 15 trattati e convenzioni internazionali. La dirigenza dell’Olp si riunirà nel prossimo weekend a Ramallah, in Cisgiordania, sotto l’autorità del presidente Abu Mazen, per discutere della crisi del processo di pace e del riavvicinamento con Hamas. Tra le varie opzioni, la domanda di adesione a nuovi trattati e organizzazioni internazionali. /PPUn consigliere del capo dell’esecutivo di Hamas a Gaza, Ismail Haniyeh, rivela inoltre che Abu Mazen è pronto a compiere nelle prossime settimane una visita a Gaza, la prima da quando nel 2007 Hamas espugnò il potere con un colpo di mano armato. Già nei giorni scorsi, con l’arrivo nella Striscia di una delegazione di esponenti dell’Olp provenienti dalla Cisgiordania, si era sparsa la voce di una imminente visita del presidente dell’Anp. A Gaza Abu Mazen dispone di una villa, che nel 2007 è passata in consegna delle forze di sicurezza di Hamas./PPDalla prospettiva israeliana, la “riconciliazione” tra Olp e Hamas, accompagnata dall’intenzione di formare entro cinque settimane un governo palestinese di unità nazionale e andare alle urne nei territori entro sei mesi, è rivelatorio dei “veri obiettivi” non tanto dei “terroristi di Hamas”, quanto “dei leader di Fatah”, aveva spiegato il viceministro israeliano degli Esteri, Zeev Elkin. In particolare, il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinse, Abu Mazen, ora “nel caldo abbraccio degli assassini di Hamas”. /PPLaconici i commenti dagli Usa, “delusi” e preoccupati da uno “sviluppo che può danneggiare seriamente gli sforzi per la pace”./PPA tentare di calmare la controparte aveva provato Yasser Abed Rabbo, consigliere del presidente palestinese Abu Mazen, avvertendo Israele e Usa che l’accordo sulla formazione di un governo di unità raggiunto tra Hamas e al-Fatah sarebbe soltanto un primo passo lungo una “strada è piena di mine e ciascuna di queste mine potrebbe distruggere tutto il processo. Dobbiamo sapere se Hamas è serio sulla riconciliazione o se la sta usando come una tattica per risolvere i propri problemi a Gaza”. /PPMa poco prima dell’annuncio della sospensione dei negoziati, il ministro degli Esteri israeliano Avigdor Lieberman aveva chiaramente fatto capire quale indirizzo avrebbe preso la vicenda: il non ritorno. Un accordo di pace tra israeliani e palestinesi è impossibile, aveva spiegato Lieberman, dopo che Hamas e al-Fatah hanno deciso di formare un governo di unità. /PP”Non ci sono dubbi -OAS_RICH(‘Bottom’); aveva aggiunto – che sulla scena internazionale ci saranno pressioni per forzare un accordo. E’ un test per noi, resistere a queste pressioni”. Perché, secondo il ministro israeliano, la strategia di Abu Mazen è di evitare la violenza, ma di evitare anche la pace, coinvolto in “terrorismo politico” e che avrebbe raggiunto l’accordo con Hamas allo scopo di rendere impossibili i negoziati. “Quest’uomo non firmerà mai un accordo di pace con Israele”. ASIDE class=tagsArgomenti:mediorienteMedio Orientecrisi israelo-palestineseProtagonisti:Benjamin Netanyahuabu mazenhamasfatahal-fatahZeev Elkinavigdor lieberman© Riproduzione riservata 24 aprile 2014 ASIDE class=related
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